SbraTaMoBBU

Pubblicato: Maggio 13, 2012 in Uncategorized

Avviluppati al quotidiano,
nodosi,
rifiutiamo,
ci rivoltiamo,
non siamo cestini.
.?.

spazi da colmare! iato!
avanti!
penne
occhi
spezie
e quantaltrosianecessario,
per ritrovare le trame,
i tessuti
l’ossigeno

no.non siamo dei cestini.

VERA

Guardo le formiche camminare in processione a pochi passi di distanza dal mio piede scalzo e penso che mi piacerebbe diventare piccolo piccolo ed unirmi a loro, minuscolo puntino nero tra puntini neri. Penso che magari solleverei gli occhi per un istante ad osservare quell’immenso promontorio color carne alla mia sinistra, e penso che, se fossi una formica, forse mi piacerebbe essere così grande. Penso che, se fossi una formica, forse mi piacerebbe essere me.

NEMO
Cardio-colapasta (Firenze, 07/02/2011 h 15,49)

Ho lasciato
i miei sentimenti
nello spazio
perché non ho trovato
un posto più grande

Ho gettato
la tua foto
nelle fiamme
e ho lasciato che
si trasformasse in cenere

Ho perso
ora il senso
dell’amore
che era con me
quando eravamo un noi

Devo dimenticare
il tuo viso
così sia
vomiterò la mia anima
i miei occhi imploderanno

Un giorno
ti sarai chiesta
quanto amore
contando le fottute stelle
senza trovare alcuna risposta

Forse spesso
ti sarai interrogata
sul dolore
leggendo nel mio sguardo
ma sono troppo assente

Avrai sentito
come delle lame
nella pioggia
scalza sul tuo ego
equilibrandoti sui miei resti

Però ignori
che sei stata
una canzone
senza testo né musica
che ora posso cantare

EDUARDO
Matrioska

I.
I bond lo spread e le politiche dell’amicizia
sono ottimi argomenti per la doccia
persa fra morali indiane e profili casalinghi
frotte di neonati dalla carne già imballata per il paradiso,

hai trovato il tuo spazio vitale
senza invadere paesi stranieri.

II.
Fuori c’è un piccolo Stalin azero
testa bassa e profilo di gatto egiziano
e c’è un Tyson di borgata
dai narcotraffici al posto dei convenevoli,

le insegne luminose sono buccole
alla vanagloria di un Pigneto butterato.

III.
Più avanti Roma è un’accozzaglia di vittorie
a seppellirsi l’un con l’altra
sgomitando ognuna il proprio “Io! Io!” al primo banco della Sfinge,

come eiaculazioni precoci di entusiasmo
in fondo ad ansie da prestazione della Storia.

Prismi

Pubblicato: marzo 7, 2012 in Uncategorized

Prolegomeni di

fagocitazione

della surmodernità.

Istruzioni per l’uso,

perdersi, ammazzare, inghottire.

et voilà, il menù è servito.

 

 

INCOMPIUTA [CaRmEn vOiTa]

Sentirmi

la completezza di un gatto

che non chiede di essere ciò che mai è

la necessità viva

senza pretese

delle piante.

Il loro mite

stare, stare, stare

nelle crepe casuali degli arredi di mondo,

stanno, stanno, stanno.

Andare via solo per

casualità

nascere solo perchè si muore.

Vivere di sole e pioggia e neve

indifferente

e mente.

Esistendo tutto, prendere tutto.

Onorare il tempo ignorandolo.

Invecchiare con giustizia.

Passare

come ogni cosa

senza memoria.

In eterno

oblio

che fortuna

gatto e pianta.

 //

TAG: drunk, dust, stoned [EdO]

(Giorni fradici

dai piedi alati

e salive di filtro,

in sigarette smezzate

sul medesimo ovile).

Catene innevate di nubi

poggiate

sull’orlo di oceani in parentesi graffa

sotto la luce di riflettori UVB+UVA

impressionare la scena

{oggi arbitra il sole.

Chi vincerà?}

Sdrumo almeno 2 strategie psicologiche

poi me le rumino giù per la gola

lascio scivolare una scala di sax

lungo una Dreher che mi allatta al suo seno,

lei dice <<seguiti a brindare mancino

mi travia l’encefalo>>.

Grama.

(Corteccia cerebrale assorbe

emorragie di ricordo

spalmandole lungo il corpo

in tumulti oleosi

è riso pieno e contundente).

Or vieto recarsi ad Orvieto

dove la vita vale meno di un clacson,

acme al film muto quotidiano

retrattile al richiamo della civiltà.

Ospite in un epoca di valium e allergie

in sincrono di soffi al cuore

e cattopannolini assorbenti,

si sale dove si scende

oppure non se ne esce.

Se non canne come fari balenanti nel mare

di un segreto sulla bocca di ciascuno.

L’impegno, il gioco di squadra, il caffè;

la vita è una guerra civile

ragazzo.

//

Desiderio [NeMo]

 

Ti cerco in

ologrammi alcolici

voglio assaggiarti

voglio sentirti

Ti guardo in

immagini infrante

lontane dagli occhi

lontane da me

Ti ammiro in

scultorea leggiadria

dolci suoni amorfi

tra curve carnose

SAPORE

ARCANO

di un sogno d’amore

senza un futuro

senza alcuna

sostanza

Domani

sarai ancora

il mio disincantato

DESIDERIO

L’illusione

per cui valga

un sacrificio

L’ossessione

per una nuova

follia

AMARTI

È

condannarsi

//

[VeRa]

E allora sì, come pronuncia quel nome, all’improvviso mi ritorna tutto in mente. Quella casa strana che sembrava dover precipitare da un momento all’altro, tutta inclinata sul lato destro, col tetto che arrivava a sfiorare le cime dei castagni; il profumo della torta di mele che Ottavia, sua moglie, mi dava, ogni volta, per merenda insieme a un bicchiere di latte enorme; il miagolio insistente della torma di gatti che aveva eletto il giardino di quella strana casa come suo regno personale. E ricordo il viaggio con mio nonno per arrivare fin lassù, con una Lambretta così vecchia che ogni volta, avrei scommesso, ci avrebbe lasciato a piedi e che invece, caparbia come un mulo, ogni volta, non solo ci portava fin lì, ma ci riaccompagnava, poi, fino a casa, appena scendeva il tramonto.

ModouMorSambDiop

Pubblicato: dicembre 14, 2011 in Uncategorized

silenzi Urlanti

celano Un magma disperato

in loro

 in noi

in    

 

 

 

CORALLO     (carmen voita)

Asciuga anche le mie lacrime insieme al bucato appena steso

sole lento

sole tramonta

sole tramuta

il bagnato in asciutto

fai a me ciò che fai alla stoffa che mi copre

Fai a me

la magia

del vento che porta in cielo l’acqua.

Sole

ti biasimo

ti presumevo oltremondano e distante.

Ma nell’universo sei vicinissimo.

Umido

salato

mare

di spremuta pelle.

Atrofizzati eventi nel corpo

parole violacee di sangue.

Lividi

sospiri della carne.

Corallo spugnoso

insanguinato di vivide marmellate di organi.

Prezioso corallo corruttibile.

Buio

Corallo

Ticchettìo d’esistenza.

Pulsa. Sole.

Pulsa. Corallo.

Pulsa. Respiro.

Logora il corpo

di tempo.

Questa cosa impensabile e inerte che governa ogni

Dire

Fare

Baciare

Lettere – infinite

Testamento – futile.

Gioia

promontorio di paure in estasi.

Grida il tango del tramonto.

Scriverò moduli poetici per squallidi aspiranti poeti,

veterinari inesperti di animali che si sciolgono al sole

come meduse.

Sola

sola

sola

bella

mite

rabbiosa

di calma inespressa.

Mite.

Come un gene malato che scalpita.

Rompetemi le montagne in testa

e si spaccheranno entrambe.

Corallo.

Corallo buio tornerà a brillare

come quando era

seme.

 

 

No рутина      (Eduardo)

Esplode una piccola Apocalisse di Fukushima

giorno per giorno dai brandelli dei nostri quartieri

…cada dìa, cada dìa..

 

SENTITEVI BELLI

perché si trasuda una guerra

potenza cingolata dell’esistenza,

di rimorchio al bollettino dei caduti

oggi dì, ancora e come ieri

sotto il Maggio sordo dei lavoratori

…cada dìa, cada dìa..

 

non v’è deflagrazione atomica in grado di scalfire

né pisciatone spicciolo di un tariffario ENEL

le mura alla fortezza della vostra

libertà

come onda anomala di un senso che devasta

bestemmia oggi un traboccare quotidiano;

marea di un vile: catartico infinito

Tsunami che tempesta all’alba le città dei nostri

significati.

 

 

Notturno op. 00 (Firenze, 11/02/2011 h 2,23)     (Nemo)

 

Tardi

come l’altra sera

come ogni sera

i bellissimi su rete 4

la pagina facebook

piena di niente

un giornale anarchico

storia d’Italia

i sogni di Thelonious Monk

l’ansia da esami

le dita scorticate

Tardi

volevo una canzone

non una poesia

whisky e coca

la mia beretta puntata

sullo stronzetto di Cupido

si sa che con le buone

si ottiene tutto

appunti sul “doppio Stato”

e la cultura del non diritto

quale coincidenza

Tardi

ancora una volta

come ogni sera

non ho la forza

neanche per una sega

Duke Ellington dice

che qualcosa è datata

appena gli danno un nome

e pensare che

il mio neanche mi piace

che fregatura

A nessuno (Nemo) piace questo elemento

 

Traslochidea

Pubblicato: ottobre 14, 2011 in Uncategorized

Travolta anch’essa dalla crisi dei bond (james, bond) e stritolata nell’aumento dei tassi d’affitto (senza per altro disporre di ammortizzatori sociali), la Casa della Metamorfosi ha deciso di traslocare.

 

Dopo qualche mese di restrutturazione dei nostri spazi interiori, sentiamo la necessità che questo gruppo artistico superi la dimensione virtuale che fino a qui lo ha eccessivamente caratterizzato, per recuperare e sviluppare una nuova concretezza empatica che si esprima attraverso l’incontro e la condivisione in alchimie creative da far vivere sul territorio.

 

Come Martin Luther al suo monastero, anche al portone della Casa è rimasto ancora appeso il suo manifesto da non abiurare.

 

Chiamiamo a raccolta per un’adunata di eretici al sabba orgiastico della scomunica, da realizzarsi in carne ed ossa, nervi viscere e legamenti, possibilmente per la fine di questo mese in luogo ancora da definire ma senz’altro ameno.

 

 

Contact!

cadme.info@autistici.org

 

 

 

–        Casa della metamorfosi –

casametamorfosi.wordpress.com

irrequietezze caleidoscopiche

Pubblicato: Maggio 31, 2011 in Uncategorized

Bim.Deng.Uh.Arrriciao a tutt*

Eccovi nuove strofe,

che sapranno saziare i vostri libidinosi appetiti letterari.

buona scorpacciata.

 

CRASH (Vera)

e quando si inceppano gli ingranaggi è un casino
il processore del linguaggio deLira e produce
suoni senza senso_senza densità_suoni senza suono
i dotti lacrimali si ostruiscono e piangono
polvere
stelle filanti di cenerefredda
le appendici usate come mani si bloccano e NON vanno
né su né giù
NON vanno PROPRIO
le emozioni si confondono e rimbombano in laghi ghiacciati
[GELO] le vene si paralizzano_cristalli evanescenti [/BLOCCO]
sulla testa cavi inutili duttili e fermi
arresto parasimpatico – labile fragilità densa
palude
scariche elettriche dai gomiti
CRASH
vuoto

 
//
 
A CHI NON LEGGE POESIE (Stefano)

Consapevole che la Vita
è un sistema d’interazioni complesse,
chi non legge poesie
diffida della parola
che risplende come un croco
nel mezzo di prati fittizi
e di evocazioni simboliche.

Sapendo che nel Mondo
solo la ragione empirica
è fonte di qualche certezza,
chi non legge poesie
rifiuta la mitologia dell’Anima
cui preferisce
un’epicrisi dell’Io.

Ma chi non legge poesie
non s’abbevera alla fonte
più splendente del cristallo,
perde il piacere d’un sorriso
bianco d’un candore di stoviglia
e di un mattino
illuminato d’immenso

 
//
 
Man(tr)a (Edo)
 
..Configurato il modem del respiro
avvia la connessione del tuo esserci…
 
..Navigando in ethernet il firmamento
linkami l’URL dei cieli boreali…
 
..Taggato il post dell’Orsa Maggiore
fai doppio click sul Grande Carr(ello)
 
                                                   ED AVRAI:
 
Free download in e-book
la Profezia integrale del Cosmo.
 
//
 
TEMPO DEL GIUDIZIO (Fra)
 
Anime Corrotte
come barche mai attraccate
nel porto della vita
 
Il nostro ideal
come carta pregiata di fine ottocento
non ancora dal tempo consumata
 
chiusa sta ancor dentro la cartoleria chiamata sistema o società
 
La società, dove attacchiamo barbaricamente i nostri fratelli
La società, le dipendenze ci han reso schiavi imbelli
La società, niente abbiamo ma tutto vogliamo
 
Il Sistema, la logica del fine, le relazioni svuotate
amicizie gonfiate di interesse,
 
Oggi è il tempo del giudizio
in altre epoche si dicea spezziam le catene
 
ritorniamo al porto tutti insieme
 
//
 

Tudo o mundo sabe os nossos nomes (Nicole)
 
Dalla finestra delle nostre temporalità disarticolate,
continuo trivio e crocicchio di precari archi di vita,
i nostri occhi,
squarci maculati
che discendono dallo stesso astro,
brindano ancora ai preliminari dell’Amore.
Sulla caliginosa soglia della convergenza,
le nostre gambe,
diret trici di orizzonti radiosi,
strisce di luce
che consacrano questo bacino di passione,
danzano la marcia del miele.
E nelle lenzuola rattoppate di chicchi di seme,
germogli di notti di solitudine,
le nostre braccia,
disordinati fuochi vestiti di eleganza sinuosa,
vergini molteplicità di pulsanti
ad alto contenuto impulsivo,
si slanciano nei fianchi della vita
e avvolgono il nastro della nostra eterna commistione.
 

//

Rufus (Firenze, 13/02/2011 h 2,26) (Nemo)

 

Ho una traccia

di rosso

 

che vaga

 

per la testa

 

 

 

Ho quegli occhi

 

da bambino

 

che sospirano

 

mentre ti scrutano

 

 

 

Ho un ricordo

 

una frase

 

giocosamente dolce

 

su un foglio

 

 

 

Ma ti pare

 

che io

 

possa pensarti

 

con questa pioggerella

 

 

 

Ho della cioccolata

 

in bocca

 

che cura

 

la mia malinconia

 

 

 

Ho del jazz

 

nelle orecchie

 

scivola liscio

 

come un whisky

 

 

 

Ma non ho

 

di te

 

nient’altro

 

che un anelito

 

 

 

Verrò a cercarti

 

anche stanotte

 

nell’id

 

da qualche parte

 

 

 

 

 

 

 

La CasaDellaMetamorfosi è lieta di invitarvi a questo incontro. In cui si parlerà di poesia, rivoluzione, lingua, parole, e chi più ne ha più ne porti. In un mondo senza comunicazione, ripartire dalla parola è necessario ed entusiasmante. Provare per credere.

L’incontro si terrà al Centro sociale “Il pozzo” in via Lombardia 1/p, zona le Piagge (Firenze).

Dalle 16.00 in poi..finché si tiene botta!

Ecco il programma sprogrammato:

– Dalle ore 16:00 mostra comparata contaminata Movimento per l’Emancipazione della Poesia vs. Collettivomensa. Banchino con rivista Cm, libri e altre varie e eventuali produzioni. Giochi di poesia per i bimbi della comunità con Alessandro Scarpellini.

– H. 18:00 tavola rotonda (o qualcosa del genere) sul tema  “non c’è rivoluzione senza poesia, non c’è poesia senza rivoluzione”. Ovvvero la riscoperta dell’espressione poetica in chiave post-moderrna nelle nuove generazioni, e i suoi (possibili) rapporti con i fenomeni attuali di insorgenza giovanile (es: rivolte in Nord Africa e nelle capitali europee). Con dibattito che riguarderà direttamente anche l’esperienza delle autoproduzioni e della letteratura/espressione artistica più in generale, così da coinvolgere a pieno tutte le realtà partecipanti.

– H. 20:00 bella cena sociale.

– Dopo cena verso le 21:30 “Papaveri rossi”, spettacolo di musica d’autore italiana e poesia con Alessandro Scarpellini e Giulio d’Agnello.

e chi non viene..non viene!

per gli altri, ci si vede lì!

per info: 055 37 37 37      

CasaDellaMetamorfosi

Come al solito,

in ritardo,

e pieni,

vi sbiascichiamo addosso le nostre  emozioni.

Berciateci pure addosso!

 FIAMME NELLA PIOGGIA (Fra)

Lineamenti soffici ha il viso della speranza

marcati e duri quelli della realtà.

Cumuli di macerie inneggiano santi oziosi

ricchi ceri di potere acclamati beati da strutture morali

le faremo sapere,le faremo sapere,le faremo sapere

intercedere o gioire

Fiamme nella pioggia coltelli arroventati

democratici paladini di guerra ribattezzata pace

uccidono figure da loro ideate

//

LA NOTTE IN CUI MI HAI CHIESTO DI UCCIDERTI (Vera)

la notte in cui mi hai chiesto di ucciderti

la notte in cui ho promesso di farlo

la notte in cui ci siamo mischiati e al mattino era impossibile distinguerci

la notte in cui i tuoi denti mi hanno assaggiato

la notte in cui ci siamo incollati in un metallico parcheggio

la notte in cui ho scoperto di amarti

la notte in cui abbattiamo distanze siderali a colpi di parole e pennarelli

la notte in cui i nostri figli prendono forma

la notte in cui le nostre risate intessono mondi

la notte in cui ho smesso di essere

la notte in cui un teschio mi ha morso

la notte in cui abbiamo fermato il tempo

la notte in cui ti sei rotto

la notte in cui iniziamo e finiamo senza sosta

la notte in cui ti ho guardato sognare

la notte in cui mi hai salvato dall’incubo

la notte in cui abbiamo inventato amminoacidi inesistenti

la notte in cui ci siamo sfiorati per ore

la notte in cui abbiamo guardato le stelle

la notte in cui il giorno ci ha scoperto abbracciati

la notte in cui mi avvolgo in te

la notte in cui scali le finestre

la notte in cui il mondo continua ma a noi non importa.

//

Fiore di dicembre (Firenze, 14/11/2007) (Nemo)

Sono il

fiore di dicembre

rosso rigurgito avariato

di due decenni fa

Rosso sanguigno

di sangue

che mi ammantò

quando lasciai l’utero materno

urlando il dolore liminale

mi presentai sul palco

Monsieurs et dames, l’ouverture!

Io sono il fiore di

dicembre

schiudo i petali vergini

preziosi come il sesso

curatemi e custoditemi

con gelosia

tra due palmi di seta

affinché il gelo non mi

uccida

ora…

Avvolgetemi nei venti

delle tormente

e stringetemi al cuore

di una santa peccatrice

perché è l’unica cosa più

calda che

esista

per me

Ammirate lo spettacolo

di

una vita

flebile ed esile

ora…

Sono il fiore di dicembre

conservatemi e custoditemi

Ricordatemi quanta rabbia ci vuole

per braccare un sogno

ricordatemi che si può cambiare

ma mai fottersi per restare

sé stessi

Giacché non ci sono sogni per

sensazioni moderate ma solo

fini

giacché non esiste un ego per

anime stuprate ma solo

maschere

conservatemi e custoditemi

così

ora…

Ascoltate questi assoli

armonie disincantate e

distorte

fatele vostre

è il mio dono per voi

Ascoltate le grida dell’ouverture

J’AI LE SANG!

è il mio dono per voi

altro non possiedo

ORA…

Noi

Noi siamo gli In Flames

Noi siamo

Noi siamo la colonna sonora

di tale scempio poetico

Noi siamo gli

Noi siamo gli assoli e le grida

e tutta la musica

di tale scempio poetico

Noi siamo gli In Flames

Noi siamo gli In Flames

ora…

fate che non conosca autunni

e primavere

ma solo un eterno ritorno

all’istante in cui

SBOCCIAI

Sotto il vostro sguardo

dai ghiacci dicembrini

sorse la nuova vitalità

ma non fui io

dai venti gelidi

fu avvolta una nuova bellezza

ma non fui io

IO

NON

SONO

CHE

UN FIORE DI DICEMBRE

Schiudo i petali vergini

preziosi come il sesso

udite la mia nenia

in death metal melodico

e stringetemi al cuore

di una santa peccatrice

poiché è la cosa più

calda

che esista

ora…

/

FATTI DI FUMO (Nicole)

C’è una rafferma opposizione tra noi,
reperibile in questa colluttazione,
a scopo di lucro,
intorpidito arresto di tregua,
trappola per anime in pena.
I tuoi arti graffiano
i miei imbrattati artigli di parole,
scaglie di silenzio
in spazi di disonesta imperturbabilità.
La retroattività è
infrangibile infusione dell’inesorabile.
Lei è falsa esalazione di lei.
Io sono l’orbita di te.
Con una stecca da biliardo nel cuore,
un bicchiere di whisky tra le gambe,
simulerò un incensurato perdono
per questo scempio d’amore,
per questo strutto di sesso invocato,
per questo liminale
sogno nello stivale
di essere completamente
tua ristampa.

/

Alienazione del post-moderno (s’intende Cover) (Edo)

                                                                                                                                              /

<<Hey man, a very special offer!>>

<<Hola hombre, una oferta muy especial!>>

<<Bonjour monsieur, une offre très spéciale!>>

                   /

/

La chiameranno con nome proprio

la lama latente ai sorrisi

dei loro vuoti a rendere;

all’alba dei giorni che costringono al pensiero {il pensiero},

autenticandoti un assunto di idiozia:

/

     Da consumarsi
    preferibilmente
         entro

/

EMPOWERING IMMAGINATION AT WORK

/

è come dir <<non se ne esce dalla Macchina!>>

             /

/

In ogni antibiotico soggetto

ormai archeologicamente cinematografico

d’Occidente,

arde soltanto e veramente

colui che discerne più forma che sostanza;

però il senso dello spirito poetico ti dico

si rivela meglio sopra ad una data di scadenza:

/

/

 [Inconfondibile, intra –

montabile: quando è l’ora della

   prima colazione, il frollino alla

      panna è immancabile sulla

                  tavola delle famiglie

                               italiane.]

                       /

– Che se le scimmie

danzano, noi siamo

tutti

uomini morti. –

Bussare alle porte dell’esistenza

Pubblicato: aprile 5, 2011 in Uncategorized

Rieccoci a disturbare i vostri sonni,

in tempi apatici e stranianti,

poesia e voi

//



VOMITARE LA VITA (Nicole)

Ho decollato con ali di cartone
da abissi di lacrime,
note a margine
in foglie d’acacia.
Ho decollato con ali di cartone,
da poderi di strazi,
allegati di coda
in titoli d’argilla.
Ho decollato con ali di cartone,
da cieli d’angoscia,
cocci di martirio
in un pasticcio d’inferno,
senza avere un dio in tasca.

//

PROVE TECNICHE DI TRASMISSIONE (Nemo)

Marco ed Eugenio, oltre a essere due stimabili colleghi musicisti ma soprattutto due belle persone con cui passare il tempo, riescono a creare un connubio efficace quanto originale, che certo si presta meglio in sede live che in studio. La loro prima demo mette nel calderone la scuola della canzone d’autore impegnata, la poesia maledetta e d’avanguardia, il rock dello sberleffo e della satira, la musica-teatro del buon vecchio Gaber, i ritmi e le ballate folkloristiche. Un impasto insomma di roba sentita e risentita che però è reso vivo dall’interpretazione dei due. Da un lato il Tangocci con le parole e la teatralità, dall’altro il Mininni con l’elettrica e il suo solismo fantasioso, disegnano il nostro mondo con un sorriso ironico amaro, quasi pirandelliano oserei dire. L’apertura del lavoro, “Caronte”, è senza dubbio la più spendibile delle loro tracce: una ballata dal sapore post (o simil, o pre, o proto, insomma fate voi) dantesco semplice quanto efficace, condita di figure, personaggi e accostamenti gotteschi. Tutti sulla barca del nocchiero infernale ossia tutti accomunati, dal primo all’ultimo, a un comune tristo destino secondo uno degli adagi più noti. Il tutto raccontato e cantato con un sorriso sarcastico e un’allegria dionisiaca. Proseguendo la proposta si arricchisce di temi e di figure, ma anche di suoni. Così lo spleen e il decadentismo di “Notte Stellata”, il gioco coi suoni e le parole in un divertissement onomatopeico che ricorda il Palazzeschi di “Ballo”, l’atmosfera crepuscolare e la poesia del non-essere di “Senzatitolo-01”, ci aprono una vera e propria finestra sull’eclettismo artistico e sulle infinite possibilità che esso offre. Contenuti e immagini sono apprezzabili, le musiche altrettanto e specialmente per quel che riguarda i fraseggi chitarristici del Mininni, toccanti quanto evocativi. Il Tangocci, d’altro canto, non offre in studio un’interpretazione convincente come dal vivo, anzi la sua voce risulta alla lunga monotona e priva di sentimento (un caso su tutti lo offrono i crescendo di “Ballo” o di “Senzatitolo-01”). Intermezzo particolare è la quinta traccia “…perchè non si stima un uomo dal suo vestito, ma per quanti scalpi di tiranno s’è adoprato” che racconta di una maestra e della sua classe di dieci alunni disegnando una metafora efficacissima del dispotismo democratico e del tacito assenso delle masse che pure ne percepiscono ingiustizie e vessazioni. Si prosegue con l’anticlericale “De Romana Ecclesia” e la sognante “Utopia” fino a un altro punto che fa da spartiacque, ossia “Un Caso Interessante”: un vorticoso, elettrico e pazzoide crescendo dove finalmente si intuiscono le capacità d’interpretazione del Tangocci (anche se ancora troppo sotto le righe) in un dialogo semiserio e dal sapore estetista tra una signorina e un giovane. Uno stacco non indifferente si ha con la successiva “Last Blues”, dove il duo si concede un passaggio su un giro appunto blueseggiante e alquanto diverso da quanto fin qui proposto. Mezza song in inglese e mezza in italiano. Forse non rappresenta a livello di testo il meglio che il Tangocci ha saputo offrire, mentre invece permette al Mininni di inventare e di svariare a piacimento offrendo uno dei suoi picchi in questa demo. La bella e toccante storia-cronaca, tratta da un articolo di giornale, “Giuliano Naria” porta il lavoro nel pieno dell’impegno più puro, a denunciare le violenze e le ingiustizie istituzionali che vengono pagate da chi non può difendersi. Non c’è poi riscatto o risarcimento per la vittima riconosciuta innocente, c’è semmai la beffa della scelta di un ruolo marginale che chiude il suo ciclo in uno stato di decadimento simile a quello procurato dalla “giustizia”. Il finale spetta a “L’infinito”, con un piccione che pare la trasposizione del più noto gabbiano baudelaireiano (goffo e brutto sulla terra, ma armonioso e splendido nel suo librarsi in volo). Il riferimento parodistico a Leopardi nasconde però un altro contenuto, ossia di come anche la figura più deprecabile e orribile a una prima e superficiale occhiata nasconda una grande ricchezza artistica.

In generale abbiamo di fronte una bella demo considerando che è stata fatta in casa, dunque i suoni non sono sempre nitidissimi e puliti ma si seguono bene, la voce non ne risente ma pecca appunto di scarsa varietà e interpretazione. Il lavoro artistico è, a giudizio di chi scrive, veramente profondo: Eugenio tocca tutte le corde più profonde ed emozionali con la sua musica, Marco ci regala una poesia che sempre più raramente si trova in musica. Spero che questo non sia che il primo atto della tragicommedia musicale dei nostri.

Link e contatti:

www.myspace.com/marcotangoccieugeniomininni

marcotangocci@alice.it (Marco)

frostbitten@tiscali.it (Eugenio)

 

//

IL PASSO DEL PROFETA (Fra)

Nei confini tramviari

la pioggia scintilla i freni

nelle fermate dell’orizzonte

Due amori,uno oltre passata cortina

di antico ferro in odor di Socialismo di Stato

ormai andato..

Anime di Frontiera

una rossa e l’altra nera

in fragile suolo di precario occidente tumultuoso

dove la fragranza sembra dormir un infinito riposo

i pellegrini non conformi andranno oltre i vincoli di territorialità

//







Lei ha caldo al culo (Edo)

(a Firenze)

//

Piccola Praga del cazzo

quante volte, sotto i tuoi ponti bigotti

nel letto dell’essere

è defluito il dolore

verso la foce dei Mondi;

quando il trauma solamente, rinnovato

può depurarne uno vecchio.

Ma come sabbia negli ingranaggi del suo carillon,

ama il destino di chi non ne vuole;

vagare assenti diradando le nebbie

è già abbassar la testa alle tue logge,

all’istinto maculato del leone

che chi ha carezzato i demoni, adesso

vada al massacro di angeli

dentro questa palla di vetro

//

||: quando s’aprono e si chiudono

le partiture ||:

//

la Storia è una mano di passaggio

scuotere le sinfonie del Caos.

//

Mi tengo da parte un angolo d’odio

dove potermi sentire vincente

io per che grazia non sono

nessuno, dentro l’eterno ritorno dei miei anfibi;

nello strogolio fra le foglie d’autunno

e in te ci si può ancora perdere – solo annusando

Berlino in presagio..

dove affogare i pensieri, cui il vento sconquassa

l’intelaiatura – restituita a ottobre un pezzo

di primavera rubata.





//









GENOVA (Vera)

questa città – se mai mi è appartenuta –

certo ora non mi appartiene più.

adagio gli occhi sui nostri luoghi

che hanno assunto – ormai –

la forma di sacrari e – nel silenzio –

i miei passi lenti paiono traversare

un surreale cimitero.

ed ogni insegna – ogni angolo – ogni strada

porta incisa – urlante – la scritta di PERICOLO.

c’era un mondo integro – prima –

dove ora giacciono – soltanto –

frammenti insanguinati.

[2001 -2011]

 



//

Dopo problemi tecnici e organizzativi,

ecco la prima uscita della CasaDellaMetamorfosi

buona lettura e a presto bella gente!

//

A4 (Eduardo)

Lei ha lasciato un braccialetto

disperso sul bordo del letto

l’ho colto al mattino

s’è perso, caduto

tra il legno ed il muro.

//

Qualcuno alla Tinaia

suonava Creep dei Radiohead

nella danza ci scambiammo

2-3 volte, 2-3 passi

mantenendo però sempre

l’ordine dei sessi.

//

Il profeta iracheno

esiliato

traduceva i propri versi

in vino, contro il Corano

noi estasiati,

ubriache.

//

Poi ci dissero <<Andiamo>>.

Sussurrammo loro <<Andiamo>>.

//

Girai la chiave nella toppa

del portone a pochi passi

dalla luna ormai tradita

che contandoci

piangeva,

di lì a poco

la vidi impallidita.

//

//

..Nella danza

2-3 volte…

//

(Non credo se lo fosse tolto).

//

//

IlProblemaE’IlJazz Di NEMO

Divertirsi e divertire. Un binomio di cui la musica, soprattutto emergente, non dovrebbe mai fare a meno. Peccato che sia sempre più difficile trovare musicisti capaci di questo, le motivazioni che si possono addurre per spiegare il fenomeno possono essere molte. Ma non ci interessa questo, ci interessa notare con piacere che ogni tanto si possono trovare gruppi in grado di farlo. Il problema è il jazz è uno di questi.

Una breve chiaccherata col frontman a fine serata mi da le coordinate di questo gruppo che peraltro già avevo sentito nominare: trattasi di ragazzi frequentanti la scuola musicale di Fiesole decisi, al secolo, a mettere su un ensemble jazz. Resisi conto della difficoltà del genere, decidono di portarsi sul terreno più abbordabile (ma non per questo più semplice) del blues. Abbiamo dunque di fronte dei musicisti con alle spalle tanto studio e tanta pratica, eccezzion fatta per il singer per sua stessa ammissione. In effetti, al termine di una performance energica, la sua voce appare alquanto provata e indebolita, complice sicuramente la scarsa conoscenza delle tecniche basilari del canto. Ciononostante non si può affatto dire che il nostro canti male, tutt’altro. Specie sui toni medi si destreggia molto bene, la sua forza sta nell’interpretazione cosa che rende i brani vocalmente più vari. Inoltre ha la carica e la presenza scenica più travolgenti e coinvolgenti che mi sia mai capitato di notare negli ultimi tempi. Un paio di battute ad effetto, tuffi nella folla ballerina, molte trovate di coinvolgimento rendono lo show irresistibile: i tavolini e le sedie si liberano dopo pochi pezzi e un’orda danzante si scatena nel francobollo di spazio ritagliato tra il palco e il vialetto del parco della Fortezza. Il gruppo, come detto, è fatto di musicisti navigati. L’interpretazione dei grandi classici del blues, del soul e del rock’n’roll (inutile fare un listone di evergreen, sono facilmente intuibili) offerta ha il suo baricentro nella sessione ritmica: basso e batteria giocano la parte del leone per tutta l’esibizione, colpisce particolarmente il primo tanto per la presenza scenica quanto per le linee di groove che traccia in ogni pezzo. Tutto ciò non lascia comunque in secondo piano il resto della band: tastierista, chitarrista e sassofonista giocano agevolmente sulle trame ritmiche, spesso lasciandosi andare all’improvvisazione in molti dei momenti solisti. La cosa, è vero, causa spesso delle incomprensioni tra i membri che sono costretti ad arrangiarsi al meglio per riprendere le trame del pezzo. Spesso si devono guardare perdendo l’attimo, ma nonostante tutto la folla scatenata non ci fa caso: il coinvolgimento è talmente grande che ogni errore passa in secondo piano. Vista l’esperienza dei musicisti credo proprio che in futuro vedremo questi momenti ridotti al minimo, infatti il gruppo alla fine si è formato poco più di un anno fa. Il pubblico non vuole proprio che i ragazzi si fermino, reclamano bis su bis ma i nostri sono costretti a fermarsi per cause di forza maggiore. Gente, un gruppo così non bisogna lasciarselo sfuggire, se amate ballare, se amate il ritmo e i groove torcibudella, se amate quel sound classico e pulito del rock e della musica d’altri tempi…allora segnatevi questo nome: il problema è il jazz. Risultato garantito.

Link e contatti:

http://www.myspace.com/ilproblemaeiljazz
http://ilproblemaeiljazz.worldpress.com

//

//

DENTRO L’ALLARME(CCCP IN FUGA) (FRAncesco)

Margine in una società che mi incute solo pietà

come mille fantocci accatastati dentro una pozzanghera di fango negli escrementi di un dio denaro

un corpo in questa catasta urla vociante il suo grido di follia

eutanasia si libra  in questa folla di ultimi normali

i cantieri del consenso le sementi del dissenso

quotazioni in borsa premi nobel a chi scopre formule economiche

guerre di dominio paralisi prestabilita in crisi bancarie

traffico e discariche abusive vita abusiva

solitudine in mezzo alle gente abusiva

voli pindarici spada di damocle caverne platoniche

taverne di vino post-moderno sbornia violenta

bagni pubblici stranamente puliti

locandiere veneziane zitelle

Firenze vuota in ferragosto

il vuoto pieno in ferragosto

in spiagge gremite e tamarre

giri di basso in concerti

pubblico troppo vicino a gli amplificatori

collettivo collasso

enigmisti che fanno capire il valore della vita con le torture

al cinema in streaming la notte

ci sei tu ci sei tu ci sei tu ci sei tu

//

//

NICOLE

EGO A SPIRALE

L’oriente del narcisismo
è la liquidità dell’essere
e l’incertezza ne è lo spasmo.
Lobotomizziamo la cura
del negazionismo.
Il peccato è il misconoscimento
della vanità come vettore della vita.
Monopolizziamo la conoscenza
dell’egocentrismo.
La salvezza è elogiare
il culto di se stessi
come liberazione
dal sacrificio,
nichilismo coatto
della macrosfera.

//

//

VERA

INVISIBILI O VUOTI

forse dovremmo tornare

a ribaltarci sopra ai marciapiedi

chiedendo alla notte se siamo

invisibili o vuoti.

forse dovremmo tornare

ad avere improbabili nomi

e ad avere come problema

cosa fare al sabato sera.

forse dovremmo tornare

a sederci sopra ai gradini

e a stupirci se vecchiette invisibili

ci maledicono per i mozziconi.

forse dovremmo far finta

che non sia passato un millennio

e scendere a patti col fatto

che il mondo non ci ha ancora risposto

e che ancora alle volte chiediamo

se siamo invisibili o vuoti.

//